Volponi oltre il 900

Gli esempi letterari di Paolo Volponi pervadono la sua opera dagli anni Settanta alla fine degli anni Ottanta del Novecento. In questo libro, Guidi lo di-mostra con sagace e intelligenza prosa, sviluppando una necessaria ermeneutica critica dell’Urbinate, un “classico” nostro contemporaneo. Natura, animalità, il divenire dell’umano. Letteratura e pensiero critico postumanista lanciano la sfida per una nova metamorfosi, per l’innovazione, pena l’apocalisse dell’essere. Letteratura fantascientifica, immaginazione individuale e collettiva, scrittori e scienziati, scrittori politici, letteratura e vita. Filosofia, vita e politica: storia dell’essere. Il potere, il dominio e la storia contemporanea: il futuro del pianeta tra utopia e principio speranza. Oltre la vita offesa. Oltre la volontà di autodistruzione. Metafore delle catastrofi e ambienti post-apocalittici. Con Guidi, leggere oggi Volponi oltre il Novecento può offrirci un sentiero da percorrere insieme in un viaggio umano più che umano in compagnia postumanista sempre e più connessi “alla natura” tra animale e uomo nell’in-compiutezza dell’essere, nel limite oltre il limite dell’umano ex-sistere “in comunione con ogni possibile alterità”. Così Enrico Maria Guidi “lettore e interprete” di Paolo Volponi.


Antonio De Simone Prefazione

Commendatore dell’Ordine “Al Merito della Repubblica Italiana”, filosofo e saggista, è professore dell’Ateneo Urbinate e Socio Ordinario dell’Accademia Raffaello di Urbino. Nello sviluppo della sua opera si è occupato del pensiero filosofico, politico, etico-giuridico, ermeneutico, estetico e sociologico moderno e contemporaneo; ha inoltre contribuito significativamente alla ricezione nazionale e internazionale dell’opera di Georg Simmel e di Jürgen Habermas. È autore di numerosi saggi e di oltre cinquanta volumi, con l’Abilitazione Scientifica Nazionale, ha ottenuto l’idoneità a professore ordinario di Storia della filosofia e di Filosofia politica. Ha ricevuto premi e riconoscimenti di prestigio per la sua attività scientifica. Collabora con riviste nazionali e internazionali, di alcune delle quali è membro del Comitato Scientifico. È direttore di collane editoriali. È Presidente Onorario del Premio Letterario Nazionale “Umberto Fraccacreta”.

Direttrice di Collana

Ci sono personaggi che ci accompagnano sin dall’infanzia ed aleggiano nei discorsi fuori e dentro le “Mura”, le cui espressioni ed idee inevitabilmente segnano concettualmente il mondo che li circonda. Paolo Volponi, è riuscito ad essere questo per la sua città natale Urbino, spingendo il suo flato in tutta Europa. Un uomo semplice, molto amato che capitava di incontrare nei vicoli e nel circolo cittadino: un Grande Uomo ed un Maestro per tante generazioni ancora a venire.  

Sabrina Conti.

Destino umano
Il Novecento e oltre. Attraverso Volponi

di Antonio De Simone

1.   Edgar Morin, nel suo recente libro Réveillons-nous! (2022)[1], esordisce nella sua argomentazione citando una significativa riflessione problematica del filosofo spagnolo José Ortega y Gassset, il quale a suo tempo disse: “Non sappiamo che cosa ci sta accadendo ed è precisamente quello che ci sta accadendo”. Morin s’interroga sul perché di questa “ignoranza”, ovvero di una simile “miopia”, nella percezione della realtà, verso tutto ciò che va “oltre l’immediato” (S, p. 7). A fronte dei molteplici scenari di crisi presenti nella nostra contemporaneità, Morin rivendica la possibilità di evidenziare l’insufficienza nel narrare e ricostruire i fatti come presumibilmente si dispongono nella loro mera fenomenologia storica. Ciò che occorre è invece interpretarli e portarli alla nostra coscienza critica.

      Accelerazione del mutamento delle forme di vita, crisi dell’economia e della politica, crisi dello Stato iperburocratizzato, crisi della democrazia, crisi pandemica e climatica, crisi di umanità e di ospitalità, crisi della società dominata dal potere onnipresente del capitale e del profitto, crisi della civiltà e dell’umanesimo non sono sufficienti di per sé stesse nello spiegare quella che Morin ritiene essere la crisi più radicale del nostro tempo storico: la “crisi del pensiero” (ivi, p. 31) che fa precipitare la società in molteplici antagonismi e conflitti che comportano “la preoccupazione per il destino della specie”. Tale crisi non riesce a collocare l’attuale avventura umana e la sua continua trasformazione verso “un avvenire sconosciuto”.

     Secondo Morin, anche “il progresso scientifico ha rivelato la sua terrificante ambiguità. La scienza più avanzata è diventata produttrice di morte per ogni civiltà. La razionalità scientifica ha mostrato il suo volto irrazionale. Il progresso della potenza umana è sfociato nell’impotenza umana di controllare la propria forza. Ma tutto questo è come anestetizzato dal sonnambulismo generale della nostra vita quotidiana” (ivi, pp. 33-34). Oggi, dominio, guerra e distruzione sono gli artefici tragici di questa “nuova era” dell’umano, come se fossimo ancora “nell’età del ferro planetaria” in una scena del presente in cui “il deterioramento continuo che affligge tutto il mondo vivente, esseri umani compresi; l’inquinamento di fiumi e oceani, quello delle città, il degrado del suolo per effetto dell’agricoltura industriale, il deterioramento dell’alimentazione, la deforestazione, la costante diminuzione della biodiversità, il riscaldamento climatico: tutto ciò colpisce in maniera sempre più grave le regolazioni proprie degli ecosistemi e della biosfera” (ivi, p. 34).      Con sguardo retrospettivo Morin non può che registrare un dato storico di portata universale: “Nel luglio del 1945 un evento decisivo ha conferito all’era planetaria una qualità assolutamente nuova: gli scienziati atomici, la punta di diamante del progresso scientifico, hanno creato l’arma capace di annientare l’umanità. Dopo le ecatombi di Hiroshima e Nagasaki, la minaccia si è ingrandita e amplificata: nove nazioni, alcune delle quali fra loro ostili, si sono dotate di armi nucleari e nel complesso dispongono di un arsenale nucleare di più di tredicimila bombe.


[1] Cfr. E. Morin, Svegliamoci!, tr. it. di A Neve, Mimesis Edizioni, Milano 2002, che qui di seguito chioso. Salvo quelle esplicitamente citate con l’abbreviazione S seguita dal numero di pagina, tutte le frasi di Morin tra virgolette sono tratte da questa sua opera.

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